venerdì 13 gennaio 2012

Galleria gialla (23)






N.23
Domenico Arturi
(figlio di Sergio Calamandrei)
Biografia essenziale
Investigatore privato ultracinquantenne. Fiorentino nell’essere e nel sangue: colesterolo e  trigliceridi imperversano, colpevoli le “trippe” di strada, nel suo sistema circolatorio. Grande amante del lampredotto, si muove agile nei bassifondi di Firenze: ha molte inqualificabili e infrequentabili amicizie. E dire che per tanti anni ha fatto parte di una squadra d’élite della questura di Firenze: il pool che si occupava di reati  al patrimonio artistico. Nel ‘69 la salvaguardia dei beni artistici nazionali passa ai Carabinieri, ma la questura di Firenze mantiene attiva, per qualche anno ancora,  una squadra per tenere d’occhio il mercato nero dell’arte. Quando viene sciolta Arturi passa a  altri incarichi, ma se c’è un’indagine sul mondo dell’arte lo chiamano. Per mantenersi all’Università ha lavorato in un’importante libreria antiquaria di Firenze: conosce come le sue tasche il mondo, e il sottobosco, dei mercanti d’arte e di libri antichi della città.
Carattere e psicologia
Autoironico, sardonico, disincantato, inossidabile e cinico, va spesso in giro con l’impermeabile, il cappello e la sigaretta tra le labbra, come ha visto fare al cinema: una “signorina” una volta, alle Cascine, gli ha detto che assomigliava a Robert Mitchum che fa “Marlove”! Il motto della sua agenzia   è “Lo scopriremo solo vivendo”.

Indaga di solito su furti di libri antichi o di opere d’arte, ma non disdegna di occuparsi di infedeltà coniugali o di uccisioni di gatti. Insomma: “Con la crisi che c’è, basta che paghino!”. 
Abilità
Ordine; poi!”. Sembra ispirato da qualche sciatto commercialista o geometra  faccendiere di basso profilo, ma non raccoglie dati, informazioni e impressioni a  caso. Ne è consapevole: li "scopro solo vivendo" (lo ha imparato da Lucio Battisti). E’ un tenace spalatore di rena: ammassa i dati in mucchi, come i renaioli la rena cavata dall’Arno. Sa aspettare che la rena s’asciughi, per vagliarla: i dati, dopo un po’, s’asciugano e si possono analizzare. Si siede alla scrivania (fa tanto L.A.!), con una sigaretta e il caffè (fa tanto Philip Marlowe!),  prende  foglio bianco e  pennarelli colorati (fa tanto CSI Miami!) e inizia a tracciare uno schema che lo spinge “per forza” verso un’ipotesi:  l’unica.
Metodo 
Abduttivo col “metodo della logica per forza”: i vari elementi che emergono nel corso dell’indagine devono per forza essere legati al delitto, dato che se non lo fossero, non li avrebbe raccolti “vivendo” il caso.

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