venerdì 3 febbraio 2012

Lanterna Gialla (29)

Film n. 29





Il delitto perfetto (Dial M for murder)
di Alfred Hitchcock
con Ray Milland, Grace Kelly, Robert Cummings

 
Un inquietante monumentale telefono nero è la prima inquadratura del film. Poi i titoli di testa scorrono su un disco telefonico molto grande, fatto costruire appositamente da Hitchcock: spicca il tasto 6 dove compare al posto del gruppo di lettere MNO un'unica M rossa: è l’anticipo della telefonata del marito, segnale atteso dal sicario per ucciderne la moglie, ed è una doppia allusione al nome del quartiere londinese "Maida Vale" dove si trova la casa dei protagonisti e alla parola "Murder", assassinio. L’immagine traduce alla lettera il titolo inglese Dial M for Murder, in italiano può corrispondere a “telefonata per un omicidio”.

“Si può compiere un delitto senza lasciare traccia?” La domanda alimenta da più di un secolo e mezzo (da E.A. Poe in poi) la vendita di gialli e la lettura della cronaca nera. Non ha realisticamente una risposta (ben lo sanno giornalisti e giallisti) poiché un'impronta, un evento non previsto, un oggetto spostato (qui un provvidenziale paio di forbici), sono sempre in agguato. Alfred Hitchcock lo sa meglio di tutti e con un telefono e un paio di forbici confeziona un meccanismo narrativo pressoché perfetto. Lo fa ispirandosi a un adattamento teatrale, un altro dei suoi capolavori, l’aveva già girato in una stanza: Nodo allo gola. In quell’ambito ristretto possono confliggere    bene e male. Tony Wendice ha sposato Margo per interesse.
Fra di loro non c'è amore, solamente consapevolezza di un buon vivere. Tony campa agiatamente grazie ai soldi della moglie; Margo è libera di avere una storia extraconiugale. Tuttavia Tony ha seri dubbi di poter gestire in futuro quella ricchezza; progetta con un ex compagno di università, Swan, l'omicidio della consorte. Come in ogni piano preciso nel singolo dettaglio, qualcosa può sempre andare storto.

 
La suspense si innesca fissando oggetti domestici apparentemente banali. Ma non nasce solo dall’attenzione ai singoli oggetti, telefono, chiave, forbici. Questi prendono vita.



Il genio di Hitch si manifesta anche nel modo in cui  creare nello spettatore un sentimento di empatia, prima per un personaggio, poi, ribaltando l’ottica, per un altro. Lo straniamento alimenta la continua crescita della suspense. Se all'inizio chi guarda non nutre alcun sentimento di astio per il marito, consapevole, fra l'altro di essere tradito, nel corso del film cambia la propria visione. Il susseguirsi degli eventi diviene incessante e il pericolo al quale è soggetta la bellissima moglie, riporta tutti alla ragione e alla giustizia. Imperdibile, anche se non perfetto.

Voto ****/5

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