mercoledì 22 febbraio 2012

Lanterna gialla (34)

Film n. 34



Lo sconosciuto del terzo piano (Stranger on the Third Floor)
di Boris Inster
con   Peter Lorre,  Johm McGuire,  Margaret Tallichet 


Peter Lorre, con i suoi occhi umidi fuori delle orbite e l’innata viscida antipatia, è perfetto per i ruoli di   psicopatico, assassino o pazzoide... o tutti e tre insieme.  Quando interpreta il fedele maggiordomo Conseil, in 20.000 leghe sotto i mari, per farsi dimenticare deve usare il registro del ridicolo!



La trama in breve. Un giornalista fa condannare un imputato con la sua testimonianza. Dopo un po’ è costretto a dimostrare la propria estraneità riguardo a un terribile omicidio commesso nell'edificio dove abita, e di cui il giornalista viene ingiustamente accusato. Solo la sua fidanzata sembra credergli. Finale carico di suspense, ed evidenti richiami onirici, in un bel thriller gotico a basso costo, con uno straordinario Lorre.
Un piccolo capolavoro (con qualche neo), nato da una produzione di serie B: quella che spende poco, per intenderci.   Narrazione serrata, montaggio senza smagliature, né incertezze: la suspense non ti lascia mai. E’ un concentrato (questo il primo difetto: un po’ troppa carne al fuoco, ma mai si sente la puzza di bruciato!) di tematiche molto sentite all’epoca: innocenza, colpevolezza, i pregiudizi, il sensazionalismo dei giornali, la superficialità e il qualunquismo di certi processi, la coscienza che morde inesorabile, anche quando cerchiamo di giustificarci... La fidanzata del protagonista (che grinta!) lo sostiene contro tutti e lo costringer  a non scendere a compromessi con l'ingiustizia. E’ il periodo d’oro del B&W:  molto efficaci anche le inquadrature notturne negli interni, col reticolo di ombre che avvolge e incombe sui personaggi.  
Il film vuole dare un messaggio, una morale (secondo difetto):   senza nulla togliere alla macchina della giustizia, dobbiamo guardarci bene dal lapidare l'altro sentendoci perfetti, anche se si è macchiato di un crimine, perché magari noi avremmo fatto altrettanto se solo ci fossimo trovati in quella situazione. Il protagonista, nella fattispecie, ha desiderato  uccidere il vicino di casa antipatico, il che, dal punto di vista morale, è quasi come se lo avesse fatto veramente. Lo stesso assassino non è completamente cattivo, e ha come attenuante i trattamenti disumani ricevuti al manicomio. Così è se vi pare, ma si poteva far meglio.

Voto ***1/2/5

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