giovedì 3 maggio 2012

Il gufo giallo (42)

Rubrica letteraria


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Libro n. 42






 


 Il cappello del prete 

Emilo De Marchi 

Oscar Mondadori

 

 


 


Il primo giallo italiano: l’ho scoperto grazie a Sandro Bolchi.


Intrigante fino dalle prime righe dove viene presentato il protagonista, il barone Carlo Coriolano di Santafusca, "u barone". La suspense cattura subito il lettore. Come afferma Carlo Lucarelli nella postfazione: “Un romanzo dalle tinte scure. Una tensione torbida e malata che non ti molla. E un finale magistrale … Un piccolo capolavoro che raramente troviamo incluso delle antologie scolastiche.”.

Che dire, a prima liceo, dello stesso autore, mi toccò leggere il Demetrio Pianelli! Forse fu per quello che l’anno dopo, in seconda, I promessi sposi mi sembrò un romanzo gioioso!

Lo scenggiato TV su Rai2, in B&W per carenza di tecnologia tv italica (vedi immagine) , ma anche per la sciapa sceneggiatura, a suo tempo,


 

non mi entusiasmò, ma mi spinse lo stesso a leggere il libro: ne fui piacevolmente sorpreso. Lo riprendo in mano, per dovere, questo primo "noir" nostrano, e scopro che è ancora un piacere. Avvincente la trama (sì, c'è suspense!), sottile ironia che carica la tensione di un pizzico di sadismo. La scrittura è raffinata e scorrevole, merito anche la sostanziale semplicità della storia. Notevole l'approfondimento psicologico sul protagonista, il bieco barone di Santafusca (Non c'è da meravigliarsi: l'autore aveva letto Delitto e Castigo!).

Il nobile è pieno di debiti e un prete usuraio gli antagonisti in una Napoli povera che gioca al lotto. Il conte debosciato vuole impadronirsi dei soldi del prete. "u prevete".  Don Cirillo (che non si può chiamare "religioso"), bieco e avido, anche lui trama per impadronirsi della villa in campagna del barone che poi vorrebbere rivendere (per una cifra molto più alta) al Vescovo, che ci progetta un seminario. Il nobile vuole i soldi per sperperarli perché lui, noblesse oblige, può permetterselo, mentre il prete, usuraio abbietto, vorrebbe ritirarsi a vita tranquilla e togliersi di torno la miseria del popolino che “gli cerca” i numeri da giocarsi anche con violenza. Prima di andare in campagna il prete compra un cappello da un cappellaio morto di fame. L’appuntamento tra i due finisce con un delitto, ma, anche in questo caso, il diavolo fa le pentole ma non i cappelli …  soprattutto quelli da prete!

Dopo più di un secolo direi che non ha bisogno di lifting. La scrittura è di valore, anche se, ovvio, a volte sembra vintage, ma se si ascolta il suono delle parole ci si accorge che è musica. Il montaggio sì, a volte è un po' lento,  ma basterebbe una stiratina al vapore a quel maledetto, diabolico, cappello! Assolutamente da leggere.

Voto ***1/2/5


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