giovedì 17 maggio 2012

Il gufo giallo (44)

Rubrica letteraria

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Libro n. 44
 Ragnatele d’inganni 
Caroline Graham
B.C. Dalai editore





Tranquilli assassinii country

Ci arrivo dopo almeno una trentina di episodi della fiction televisiva (non entusiasmante, ma guardabile). Difficile, quindi,  esprimere un giudizio freddo e rigoroso. Il libro l’ho trovato godibile, di gusto un po’ troppo inglese, ma, se stai al gioco, ti diverti.
Una frase del libraio mi aveva fatto rizzare il pelo. Dirò subito “no” a quella corrente di pensiero:   leggendo verrà anche spontaneo (meno se si è seguito la fiction TV), ma   definire Tom Barnaby “il Maigret Inglese” è   superficiale classificazione e, direi, sa di poca conoscenza dei due commissari. Non sono neanche parenti! Vuol anche dire che c’è ignoranza abissale sulla provincia francese e su quella, di fantasia, di Midsomer. Il libraio ha perso un cliente, io ho trovato uno spunto polemico per parlare del libro: ci ho guadagnato di sicuro!
Se guardiamo al metodo (una mia fissa) si comprende meglio. Quello di Jules Maigret è soprattutto psicologico (Simenon è per prima cosa un letterato) e, anche se istintivo, sociologico.  Nei romanzi di Maigret, poco o nulla si parla, per esempio, di impronte digitali o di altri metodi “scientifici” tanto affascinanti (maledetta serie CSI!) al giorno d’oggi. Il commissario non sembra averne bisogno: le sue tecniche d’indagine consistono nel conoscere (e far seguire dai fidi Janvier e Lucas) le persone coinvolte nella vicenda cercando di ricostruire, appunto, l’ambiente dove questa è accaduta. Maigret e le sue tecniche investigative son figlie dei suoi tempi: già quelli di Barnaby son diversi, senz’altro più vicini a noi (c’è infatti un bravo coroner). Sono tipicamente police procedural: si analizza la scena del crimine, si ascoltano i testimoni, si ricostruiscono le loro azioni, se ne vagliano gli alibi, si ipotizzano i possibili moventi e, a seconda del logico risultato che se ne deduce, s'individua il colpevole. Elementare Watson! Eppur non è così, perché, se lo fosse, l'intero caso si ridurrebbe a un puro algoritmo logico, risolvibile, per assurdo, con un buon programma di computer. Ci sono le passioni umane, a volte ancestrali, a sconvolgere le menti degli assassini e delle vittime su cui indaga Barnaby.   Suonerebbe anche un pochino contraddittorio: se il delitto nasce da distorte passioni come può, successivamente concretizzarsi in una sequela di misteri che è possibile svelare soltanto con tecniche meramente logiche? Ci deve essere sempre quel quid più o meno recondito da cui tutto si è originato e che logico non è affatto. Tracce l'assassino  deve pur averle lasciate: qui che la logica si ferma e agisce il segugio che conosce l'animo umano e che da fatti e testimonianze apparentemente senza importanza e/o slegati, con sovente un guizzo d'intuito sa mettere insieme, correlare e capire e dare un senso al tutto. Psicologia, buon senso e concretezza:   questo il modo d'indagare di Tom Barnaby. Il suo modo di operare - procedura standard e intuito - dà un tocco di realismo ai romanzi di Caroline Graham; Questo primo è dell'87. Il personaggio è già ben delineato: ha una moglie, Joyce, e una figlia, Cully, anche loro dai tratti psicologici ben delineati.  Una famiglia dei giorni nostri, ben lontana dal cliché anni Trenta/Sessanta della dolce sig.ra Maigret. 
 

Nota innovativa e originale è l'ambiente dove hanno luogo i delitti  e le relative inchieste dell'ispettore Barnaby: la Contea di Midsomer. Un'aggregazione di   quieti villaggi di campagna dove l'esistenza di ciascuno sembra ripetersi tranquilla nella quotidianità dei giorni. E invece, tra quelle figure, quelle saghe, quei destini nascono odi terribili e si possono tessere Ragnatele d'inganni che con sagacia e tenacia l'ispettore capo  sa puntualmente dipanare.

Voto ***1/2/5

2 commenti:

  1. Confesso che mi piacciono di più i telefilm dei libri, forse perché vado spesso in Inghilterra, proprio nella zona in cui vengono girati, o forse perché i libri sono arrivati in Italia solo recentemente (sono tre, e uno non è nemmeno stato sceneggiato). Barnaby è pacato, rassicurante. Il film tratto da questo libro è "Il prezzo del silenzio", piuttosto insolito direi! La sigla poi, Midsomer Valzer suonata col theramin è già di suo coinvolgente.

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  2. Non mi entusiasma, mi risulta troppo architettato, ma nel panorama tv è uno dei più potabili!

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