lunedì 14 maggio 2012

Lanterna gialla (42)

Film n. 42




La strada scarlatta (Scarlet Street)
di Fritz Lang
con   Edward g. Robibson, Joan Bennett, Dan Duryea


Il trio di attori era già apparso, con successo, ne La donna del ritratto, anch’esso di Lang. Anche qui il tema della pittura è il tema portante.
Un po’ di trama. Cristopher Cross (E.G. Robinson) è un cassiere di mezz'età, stimato dai colleghi e apprezzato dal suo principale. La sua vita è molto amareggiata da un matrimonio infelice. Da qualche anno, spinto dalla solitudine, ha sposato Adele,  donna bisbetica ed egoista. La megera è vedova di un poliziotto annegato mentre cercava di salvare una donna ed il cui corpo non è mai stato trovato. Adele gli rimprovera continuamente di essere un fallito e critica aspramente la sua unica passione, la pittura. Cross crea opere molto originali, che nessuno della sua cerchia pare però in grado di apprezzare.
Una sera, all’uscita da una festa organizzata in suo onore dai colleghi di lavoro, Cross assiste a un'aggressione e presta soccorso a una donna, Kitty March, giovane e bella. Per un equivoco, Kitty si convince che egli sia un pittore ricco e famoso. Spinta dal suo amante Johnny, Kitty, che si fa passare per attrice, accetta il suo timido corteggiamento e lo spinge a spese sempre maggiori, tanto che Cross è costretto a sottrarre dei fondi dalla ditta in cui lavora. Johnny, che si fa mantenere da Kitty, tenta di vendere di nascosto i quadri di Cross …
Il film, molto introspettivo,  crea tensione e suspense con lo scontro dei caratteri. Gli ingredienti del noir ci sono tutti.
Kitty (J. Bennett) è una dark lady perfetta. Amorale, avida e ambigua; profittatrice delle debolezze caratteriali di Cross lo spreme come un limone spingendolo al furto e poi alla dannazione. Non è bionda come la Turner o la Lake, ma il suo veleno viperino è mortale!
Johnny (D. Durye), l’amante di Kitty, ha tante colpe, è sordido, ma finisce seduto sulla sedia elettrica per una colpa non sua.
Infine Cross, il suo nome è tutto un programma. fu scelto da Langa (grande simbolista espressionista) per indicare l’uomo che, incerto e insicuro, procede a zig zag. Dopo ave commesso il delitto, solo e disperato, continuamente ossessionato dalle voci di Kitty e Johnny (questa parte è un po’ melò e leva una mezza stella) ormai uniti per sempre dalla morte, il pover'uomo tenta d'impiccarsi, ma invano. Il finale richiama una scena dell’altro film:  anni dopo lo ritroviamo ridotto a un rottame umano, mentre passa davanti a una galleria d'arte che espone il ritratto di Kitty.

Voto ****/5




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