Yellow
balloons
Quando il
fumetto si tinge di giallo
Sedicesima parte
Sin
City
Un
fumetto impastato di pece, nero che più noir non si può! A volte lo “rallegra” qualche
macchia rossa, ma è sangue! Storie dure come un pugno nello stomaco, scritte
nella migliore tradizione hard boiled e disegnate con uno stile che si rifà
molto ai fumetti "neri", dagli anni '50 in poi, strizzando un'occhio
ai suoi contemporanei più autenticamente innovatori del genere (come James F. Steranko).
Spruzzi
di sangue, righe di pioggia battente, esplosioni e lame di pugnale disegnate di
bianco sul nero giocano in una girandola sanguinaria, luci e ombre si alternano
nette, spietate, senza nulla concedere alle sfumature, vite dimenticate si
spengono nella morsa di una morte tragica, annunciata, ineluttabile.
Sin City è la consacrazione del noir, la quintessenza del
genere, un altro capolavoro, più maledetto dei precedenti, del maestro del fumetto Frank Miller.
Nel
1991 l’artista americano, fumettista a tutto tondo in grado di coniugare
magistralmente uno stile grafico molto personale con un indiscutibile talento
di sceneggiatore (e scrittore) decide di cimentarsi in qualcosa di completamente nuovo: Sin
City.
Miller era già una leggenda per aver
realizzato molte delle più importanti e belle pagine del fumetto americano, fra
tutte va citate Dark Knight Returns, del 1986, con cui
propose una ridefinizione dissacrante e provocatoria del personaggio di Batman,
esasperandone il lato cupo e violento.
Frank
Miller, che nel 1991 è già al top, continua la propria ricerca personale e
“giunge” a “Sin City”, opera ancora “più oltre”!
Un fumetto in bianco
e nero, senza toni di grigio, disegnato con linee veloci e durissime,
“spappola” le normali vignette sparpagliando sulla pagina immagini che sono
altrettante inquadrature di taglio cinematografico, e racconta “fiabe
scannate”, affondate nelle cupe crime novels di Dashiell Hammett e nel sangue
dell’hard-boiled di James Ellroy ed Elmore Leonard.
Sin City è un
mondo calato nella disperazione e nella rabbia, una città interamente inventata da
Miller che profuma di archetipo dark di una qualsiasi metropoli americana e che
costituisce lo sfondo ideale per ambientare storie di violenza, sesso e
depravazione in un tourbillon di sparatorie, risse e torture.
Eppure
sarebbe sbagliato credere che il tutto sia un semplice gioco di violenza gratuita, un esercizio di stile fine a
se stesso, in cui l’autore mostra la sua pirotecnica abilità. No, perché quelli di Miller sono veri
e propri racconti neri, accuratamente sceneggiati e molto coinvolgenti. Alcuni personaggi sono ubriachi di disperato romanticismo, vanno verso la loro fine con sorda passione.
In queste trame l’amore dell’uomo per la donna è non solo il
tema centrale, ma piuttosto l’essenza stessa della narrazione: amore senza possibilità di riscatto.
(16-continua)
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