Film
n. 46
Giungla d’asfalto (The
Asphalt Jungle)
di John Huston
con Sterling Hayden, Louis Carlhern, Jean Hagen,
Marilyn Monroe
Sembrava un piano perfetto, anzi scientifico …
La trama in breve. Erwin Riedenschneider,
detto “il dottore”, un ladro di professione, appena uscito da una lunga detenzione
in carcere organizza, assieme a un avvocato mal ridotto, la rapina del secolo.
Allo scopo sceglie meticolosamente tutti gli uomini della banda, dallo
scassinatore al basista. L'obiettivo è una gioielleria e proprio quando sembra
fatta, l'allarme li tradisce e li coinvolge in un conflitto a fuoco con un
guardiano notturno. Nessuno di loro, seppur con vicende diverse, riuscirà a
sopravvivere a lungo.
Il contesto
è descritto in modo perfetto: dal film si ha una visione livida e lucida di una
comunità di emarginati, che ha un suo codice e che accetta la propria esistenza
senza illusioni. Ogni personaggio ha una logica, anche il più marginale, nel
disegno corale di una società che il regista mostra senza il fastidioso
realismo poetico francese (alla Rififi!).
Persino
il personaggio del “dottore”, il cervello della banda, è disegnato con
precisione e senza coloriture dal grande caratterista Sam Jaffe. La qualità
tecnica sembra sia dovuta, oltre che al talento di Huston, al fatto che a
produrre il film fosse la M.G.M, rigoroso garante di professionalità. Qualcuno lo giudicava un limite. In realtà non
si può essere geni quanto si vuole: si finisce troppo spesso nella sciatteria. Giungla
d'asfalto è un raro esempio di impegno artistico e professionale in
perfetto equilibrio di valori. Stupendi caratteristi compongono la galleria dei
vincitori e dei vinti. Un gioco delle parti non privo di romanticismo, quello
autentico, che scaturisce dalla mancanza di ferocia; un elemento ben presente
nella società odierna. Sterling Hayden, che in seguito confermerà di essere,
come attore, un perdente di successo (Rapina a mano armata), nel ruolo di Dix
Handley ha una ruvidezza che nulla aveva a che fare con lo star system di
allora. Né gli è da meno l'elegante e fatalista Louis Calhern, nel ruolo
dell'avvocato. Marilyn Monroe, al suo esordio ufficiale (finalmente ha il nome sul manifesto!), è già l’incarnazione di tutti i
personaggi che avrebbe interpretato in seguito: un ologramma di sintesi.
Per me il
miglior film di gangster mai realizzato, cinematograficamente perfetto. Ma in realtà
è
un noir, sostenuto dalla fotografia di un maestro del bianco e nero come era
Rosson. Tutto il film è avvolto nell’ombra e ci sono marcati chiaroscuri che alimentano
la tensione.
L’inquadratura che ho riportato è indubbiamente,
anch’essa ispirata dal pittore Edward Hopper, personaggi, oggetti e panorami urbani intellegibili
dalle finestre lo dimostrano.
Il regista infine, (ma lodare Huston a che serve?) dedica lunghe inquadrature
alle varie fasi del furto, in tal modo riesce a dilatare il tempo fuori misura.
Ottiene lo straniamento dello spettatore, lo distrae con perfetto meccanismo di
suspense, ma il noir alla fine sfocia in una tragedia assoluta.
Da ricordare il finale: Dix che muore coccolato dai suoi amati cavalli selvaggi!
Voto *****/5
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