venerdì 11 gennaio 2013

Lanterna gialla (51)

Film n. 51




La signora di Shanghai (The Lady from Shanghai)
di Orson Welles 
con   Rita Hayworth, Orson Wellws, Everett Sloane



Orson Welles tra avventura, passione e delitto …
La trama. A New York in Central Park a tarda sera, il marinaio e avventuriero irlandese, Michael O'Hara (Welles), salva da un'aggressione l'avvenente Elsa. Una bellezza che gli mozza il fiato. Il marito della donna è Arthur Bannister, avvocato ricco e famoso, ma parzialmente disabile e molto più vecchio di lei. Bannister assolda il marinaio per farsi trasportare (lui, la moglie e Grisby, suo socio) su uno yacht a San Francisco con, attraversato il canale di panama, tappa ad Acapulco.
Stregato dalla gelida Elsa che rivede sdraiata,  sensualmente abbandonata, sulla tolda del panfilo di Bannister, Michael accetta. Ha in testa un'idea fissa:  poter intrecciare una relazione con lei e portarla via dal vecchio marito. Grisby, il socio di Bannister, ha intenzione di fuggire su un'isola dei mari del sud e rifarsi una vita; pertanto propone a O'Hara un complicato progetto di doppio gioco, basato su un omicidio simulato: in cambio di una somma di denaro, O'Hara deve fingere di averlo ucciso e assumersi la responsabilità del crimine, con la garanzia di venire scagionato per la mancanza del cadavere … ma non andrà a finire così!



Welles, qui più regista che attore, recita con sufficiente professionalità, ma appare un tantino impacciato. Su tutti lei! Elsa, dark lady, fatale e ambigua è il cardine della vicenda. La sua subdola ambiguità è esaltata da un gioco di specchi che il regista usa in modo sapiente. Ma alla Columbia non bastò, il produttore (Harry Cohn) volle altre scene dove si mostrava Rita in tutta la sua sconvolgente bellezza!
La pellicola, con crudezza e realismo, ritrae un mondo dominato da avidità e cinismo, popolato da avidi accaparratori. Vale per tutte una famosa battuta di H’Hara a metà del film: “Quando il mio pescecane potè liberarsi dall’amo, aveva una larga ferita dalla quale perdeva sangue e forse l’odore del sangue eccitò gli altri. Cominciarono a divorarsi fra di loro … e persino a mordersi da soli, si sentiva nell’aria la follia del sangue che saliva fino a noi: un cupo alito di morte gravava tutto intorno”.
Riletta oggi (ne abbiamo viste ditutte e di più) appare un po' ridicola, ma allora funzionava. Non ci si aspetti, però, un contesto metropolitano. I personaggi ne sono specchio. Come dicevo, in questa storia il gioco degli specchi rappresenta e travisa la reltà.

Voto ****/5

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