mercoledì 23 gennaio 2013

Lanterna gialla (52)

Film n. 52







Solo chi cade può risorgere (Dead Reckoning)
di John Cromwell 
con   Humphrey Bogart , Lizabeth Scott, Morris Carnovsky
Le cadute ardite e le risalite …!
Noir di trama fin troppo classica. Nell'indagine sulla morte di un ex commilitone, Rip Murdock (Bogart) viene a contatto con Coral Chandler (Scott), ex amichetta del morto, ora sposata segretamente a un gangster, e si lascia cadere nella trappola della sua seduzione.
Sembrerebbe ricco di luoghi comuni al noir e di tanti manierismi, ma non è così. Il film merita un posto nell’albo d’oro del cinema nero degli anni ‘40. H. Bogart, lasciato l'abituale ruolo del cinico dal cuore tenero, impersona un vero eroe nero intrappolato dal destino per mezzo di una classica biondissima dark lady. Coral, cinica, ambigua dominatrice di un universo distruttore, è illuminata da luci radenti molto contrastate e con inquadrature inclinate:  le sue pupille, spesso cupe, nonostante la bocca sensuale atteggiata al sorriso,  tradiscono lo scacco della sua vita affettiva e l’intima consapevolezza che presto arriverà la fine.

La vicenda si snoda inesorabile con andamento lento, ma tragicamente progressivo. Siamo un passo oltre l’espressionismo. Pochi piani sequenza, inquadrature sghembe, dal basso; le scene sono “tagliate”, affettate, da luci dense e contrastate. Il risultato è un’atmosfera cupa e opprimente: direi di stile gotico metropolitano.
Anche la trama, che, come ho accennato, potrebbe sembrare risaputa, si rivaluta subito potendo contare su efficaci ritmi narrativi, sull’uso ricercato (raffinato anche) dei dialoghi e la precisa descrizione e rappresentazione della dinamica dei fatti. Non semplice quando c’è da raccontare una serie di reazioni a catena che conducono inesorabilmente alla tragedia.
Un eccellente noir con gli ingredienti più classici: una torbida vicenda d'amore e di morte, il detective sensibile al fascino di una donna fatale e Bogart nei panni del protagonista. La morte di Coral è suggellata nello sconsolato finale con una magistrale evocazione metaforica.
Voto ****/5

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