martedì 5 febbraio 2013

Lanterna gialla (53)

Film n. 53






  
Il diritto di uccidere (In a Lonely Place)
di Nicholas Ray 
con   Humphrey Bogart , Gloria Grahame, Frank Lovejoy


L’ossessivo tarlo del dubbio.
La trama è molto semplice: Dixon Steele (Bogart) è uno sceneggiatore cinematografico caduto in disgrazia. Creativo e brillante ma soggetto a scatti d'ira violenti, è alla continua ricerca di storie interessanti da adattare per lo schermo. Accusato ingiustamente dell'omicidio di una guardarobiera, nel corso delle indagini svolte dalla polizia, Dixon conosce Laurel (Grahme), una nuova e avvenente vicina di casa che testimonia in suo favore.
Tra i due nasce una storia d'amore, ma quasi subito nella donna si insinua un dubbio: è venuta a conoscenza di inquietanti precedenti di violenza di Dixon. Nella donna si fa strada il sospetto di avere accanto un uomo pericolosamente violento. Sempre più terrorizzata dai suoi modi impulsivi, non sa sottrarsi alla sua corte perché teme di contrariarlo ma, nel corso di una discussione che diventa via, via più animata, prende coraggio e gli rivela la sua sfiducia. Dixon ha una reazione incontrollata e …




Molto apprezzato dalla critica, il film non ottenne successo all'uscita nelle sale. Prodotto dalla casa indipendente gestita dallo stesso Bogart, prevedeva come protagonista femminile Lauren Bacall, già da qualche anno moglie di Bogart. Invece la Warner, temendo di perdere mercato a favore delle produzioni indipendenti, non l’autorizzò. Si dovette ripiegare su Gloria Grahame, moglie di Nicholas Ray, ma già allora in procinto di divorzio.
All’inizio degli anni settanta, la critica (soprattutto francese) riscoprì il film e, oltre ad esaltarne le indubbie qualità del regista, rivalutò la prova di recitazione di entrambi i protagonisti. Nel 2007 il film venne scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Sul tema della violenza nei rapporti umani, che gli era caro, Ray ha diretto uno dei suoi film più intensi, originali e "puri". Una bella metafora sulla tensione, anche drammatica, della creazione artistica. Ammirevole, anche se è solo un noir dell’inconscio,  per il gusto di mescolare temi, forme e personaggi popolari, con aspirazioni più colte, fino a ottenere un mix perfetto che vede come legante il dubbio. Il volto della Grahme è un’icona della donna tormentata dal dubbio.
Voto ***1/2/5

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