venerdì 29 marzo 2013

Lanterna gialla (56)

Film n. 56

 


 
Black Dahlia  (Black Dahlia)
di Brian De Plama
con Josh Hartnett,  Scarlet Johansonn, Aaron Eckhart, Hilary Swank
 
 

 
Un incubo da rimuovere
Nel gennaio del 1947 due poliziotti di Los Angeles, entrambi ex pugili, Lee Blanchard e Bucky Bleichert si trovano ad indagare sul misterioso e crudele omicidio della giovane Elizabeth Short. La ragazza, aspirante attrice originaria di Boston, soprannominata Dalia nera per la sua abitudine di vestirsi con tale colore, viene trovata uccisa con il corpo brutalmente martoriato.
Mentre la relazione di Blanchard con la sua ragazza Kay viene messa in difficoltà dall'impegno ossessivo dell'agente nelle indagini, il suo compagno Bleichert si scopre attratto dall'enigmatica Madeleine Linscott, figlia di uno degli uomini più importanti della città, che non è del tutto estraneo alla vicenda. … Mi fermo qui perché la trama è molto complessa.
Si tenga presente che è una storia vera. Il cadavere della Short fu rinvenuto tagliato in due! Non riporterò le immagini, mi limito a proporre (per stomaci forti il link: http://heulnicht.blogspot.it/2011/02/elizabeth-short-die-wahre-schwarze.html ).
De Palma si esprime con la sua solita eleganza geometrica, regalando alla sua storia un altro superlativo scavalcamento a scoprire (ripreso da Sergio leone, direi), dietro le palazzine di Los Angeles, il corpo straziato della sua Dalia. La Dalia di cui si dice fosse ossessionato Elroi. 
L' evento segnò la sua vita, fu  un caso di omicidio rimasto irrisolto, ed avvenne a poca distanza da dove il giovane Ellroy abitava. Guardate le foto della vittima e capirete perché! 
Purtroppo la narrazione s’inceppa quasi subito e il regista mostra d’aver smarrito la sua straordinaria capacità narrativa. Raffinato esteta della messa in scena, De Palma tradisce un'imbarazzante, perché inspiegabile, mancanza d'intenti. Lo straordinario romanzo di Ellroy, necessariamente compresso in centoventi minuti e liberamente aggiornato nel suo epilogo, investiga su un crimine restituendo l'affresco di un'epoca, quella del dopoguerra, e i ritratti degli uomini e delle donne che lo avevano subito o agito. Il film è incapace di prendere una direzione esplicita e finisce per scontentare sia i lettori del romanzo, questo è congenito, sia coloro che ignorano le pagine di Ellroy, questo è invece spiacevole. Il racconto è lacunoso: troppe omissioni o troppe informazioni, troppe piste intraprese e poi smarrite, sprecate in un finale spiegato in due battute.
 
I punti di forza, come quelli lirici ci sono e non mancano di incantare: la Los Angeles fine anni Quaranta ricostruita in Bulgaria da Dante Ferretti; la straordinaria Dalia di Mia Kirshner, fragile e vulnerabile,   seducente e civettuola.  Su tutti  l'interpretazione di Aaron Eckhart, farabutto e gentiluomo, che toglie ogni speranza al più giovane (vedi foto sopra) e immaturo Josh Hartnett.
Voto ***1/2/5

Nessun commento:

Posta un commento