lunedì 13 gennaio 2014

Lanterna gialla (66)


   Film n.  66

Suspicion ( Il Sospetto) 
di Alfred Hitchcock   
con   Cary Grant, Joan Fontaine, Nigel Bruce   



Quando il latte poteva far male ...
Confesso che, prima di decidere di recensirlo, ci ho pensato tre anni, almeno. Il dubbio mi attanagliava, il sospetto, appunto, mi bloccava. Mi chiedevo: "E' un giallo o un noir rosa?". Nell'incertezza, ho anche riletto il romanzo, Before the fact (un titolo che spiega un sacco di cose, ma non basta), per chiarirmi. Non ho risolto. Alla fine mi son bevuto un bicchiere di latte, illuminante, più che se ci avesse avuto una lampadina dentro!
"Il latte fa bene" era un jingle felliniano, un'ossessivo ritornello degli anni '70; per zio Alfred, invece, il latte poteva essere mortale. Poteva e non  si saprà mai se lo sarebbe stato davvero. Ma vediamo la trama, c'è sempre qualcuno che non ricorda. E' la storia di Lina, matura ragazza cresciuta in campagna nei primi decenni del XX secolo. A 28 anni, ancora vergine, rischia di rimanere zitella; inoltre trova la vita con i suoi genitori piuttosto noiosa. Quindi decide di sposare un giovane sconosciuto, appena arrivato, che proviene da una famiglia impoverita, il ventisettenne Johnnie Aysgarth. Il padre di Lina, il Generale McLaidlaw, è contrario al matrimonio e tutti pensano che Johnnie sia interessato solo ai soldi di Lina.
Nonostante ciò, Lina e Johnnie si sposano dopo un breve fidanzamento. Trascorrono la luna di miele a Parigi, soggiornando nei migliori hotel e, successivamente, si stabiliscono a Londra in un ampio appartamento. Solo sei mesi dopo Johnnie, disoccupato, confessa a Lina che avevano vissuto grazie a prestiti e che non è più in grado di pagarli. Qualche sospetto s'insinua nella mente dell'ingenua ...

Ma torniamo al latte, protagonista di una delle scene più famose del cinema. Hitchcock era magistrale nel creare tensione e suspense con primi piani sugli oggetti. Le forbici, il telefono, la cravatta ... qui un bicchiere di latte  un po' manipolato: una lampadina dentro, accesa. L'effetto è veramente coinvolgente. Tutti pensano che sia avvelenato.
Ma c'è un'altra scena, poco considerata dalla critica, che vorrei segnalarvi: quella in cui si gioca a scarabeo e vengono formate due parole: "suspicion" e "murder"!
Il regista gioca e si diverte a creare dubbi , sospetti e tensioni che dalla mente della protagonista s'insinuano nella testa dello spettatore. Un raffinato gioco che prevale sulla trama.
Il lieto fine avrà giovato al botteghino, non certo al film. Preferisco l'esito del romanzo, che però non rivelo. Ci mancherebbe anche questo!

Voto ****1/2/5
 


2 commenti:

  1. E' difficilissimo inserire commenti perché le lettere da inserire per dimostrare di essere "umani" sono assurdamente confuse, poco leggibili.

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