sabato 26 aprile 2014

Delitto e cucina (appendice parte I - 1)

Abduzione e gusto

cosa aiuta di più la mente di un detective durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?

 (appendice parte I - cap.1)
Sherlock frugale quando è in azione, ma quando riposa mangia di gusto. Cucina anche! Meravigliati? Aanche alcuni miei amici trovano difficile pensare a Sherlock Holmes ai fornelli. Gli stessi, ma questo dipende da altre contingenze, continuano ad aver difficoltà grosse, enormi, col concetto di abduzione. Cercherò, con questo mio apocrifo (scritto anni orsono per scopi umanitari), di togliere tutti e due i generi di dubbi.  
L'abduzione, Charles Sanders Peirce, l'ideatore teorico e pratico, provava a spiegarla coi fagioli, ma coi solfini viene male, coi borlotti peggio; meglio i cannellini. Io, per far vedere quanto sia fallace, proverò (usando il mio  racconto apocrifo in due capitoli) con la cucina.


Quando Watson
credette d’aver capito tutto!
(I)


Quella mattina John Hamish Watson si era alzato di buonumore. Mentre si radeva, il sole illuminava la sua camera: i cimeli di guerra brillavano. Si mise a fischiare una marcetta militare: l’inno del suo battaglione. I ricordi dell’India gli misero appetito, già pregustava la colazione preparata dalla signora Hudson. Mrs Hudson, loro brava padrona di casa era un’ottima cuoca, ma aveva qualche brutto difetto. Era scozzese, con tutto quello che ne consegue ed era pure maniaca della pulizia e, su questo, terribilmente autoritaria. Si faceva perdonare con le deliziose colazioni che preparava tutte le mattine e con i pranzi. Questi però erano occasioni più rare: lui e Sherlock Holmes erano sempre fuori a caccia di malfattori e la sera tornavano molto tardi, quasi sempre stanchi morti. Allora toccava a lui preparare qualcosa. Quando era chirurgo militare in India, soprattutto nella tragica campagna in Afganistan, era sempre nelle cucine a bollire i sui ferri e qualcosa aveva imparato.


Quando aprì la porta della sala da pranzo il Dr. Watson rimase impietrito nel vedere il suo amico Holmes, vestito della pannuccia bianca della signora Hudson,  servire in tavola uova e pancetta(*), la loro solita robusta colazione ipercalorica.
<< Svelto Watson, che fanno alla svelta a raffreddarsi! >>
L’odore non era male, l’appetito vinse sulla sorpresa. Watson si sedette e mangiò due bocconi. Poi chiese.
<< Mrs Hudson dov’è? >>
<< Aveva un problema urgente. >>
<< Perché non mi avete avvertito? Voi dovete tenere in ordine lo studio, ma la cucina, in caso di bisogno, è compito mio. >>
<< Non mi è sembrato opportuno svegliarvi. Io ero già in piedi. >>
Holmes si accorse che il suo amico si era innervosito. Gli piaceva vedere le sue reazioni che si manifestavano, nonostante la rigidità del militare. Allora amava stupirlo con la sua odiosa frase “elementare Watson”. Quella volta decise di stuzzicarlo un po’ sull’amor proprio.
<< C’è un’altra cosa che dovete sapere, caro amico. Oggi, a pranzo avremo un’ospite per me importante. Cucinerò io. >>
Questa volta la lunga pratica di disciplina militare non bastò.
<< Come “cucinate voi”? E, la signora Hudson? >>
<< Vi ho già detto che non può e l’ospite, scusate mio buon Watson, è troppo di riguardo per servire le vostre ricette pratiche. Cibi saporiti, ipercalorici e, se mi consentite, troppo piccanti e un tantino rozzi, da militari >>
<< Poffarbàcco, me lo dite solo ora, dopo tanto tempo? >>
<< Non vi offendete, per me vanno benissimo: sono parco, quasi spartano, lo sapete... lo dicevo per l’ospite. >>
<< Chi sarà mai! >>
Watson fissava intensamente Holmes e aspettava. L’investigatore si baloccava con la sua pipa.
<< Non me lo volete dire, eh? Ebbene lo indovinerò da solo. >>
<< Ah sì? >>
<< Anche se voi mi bistrattate, sono pur sempre un cuoco; dilettante, forse, ma cuoco. Rozzo, come dite voi, ma conosco i cibi. Indovinerò chi si siederà a questa tavola prima che arrivi. >>
<< Interessante e... come pensate di fare? >>
<< Userò i vostri trucchi! >>
<< Io uso trucchi? >>
<< Sì, e sono superficiali: è incredibile come possano essere ancora apprezzati da giornalisti, poliziotti e dalle signore dei salotti mondani. >>
<< Sono perfettamente d’accordo. Anch’io, più volte l’ho pensato, ma più che superficiali sono, come dire, “elementari”. >>
<< Scherzate, scherzate, ma sappiate che intendo fare una scommessa con voi. >>
<< Addirittura? >>
<< Se io indovino chi è l’ospite, voi la smetterete di dirmi sempre “elementare Watson”. Il vostro dileggio avrà termine! >>
<< Una posta pesante! E se non vi dovesse riuscire? >>
<< Vi pagherò due ghinee. >>
<<  Temo che avrete presto dei problemi finanziari. >>
<< Affatto. E’ davvero facile imparare i vostri metodi. >>
<< Di questo sono del tutto convinto: sono veramente curioso di vedervi all’opera. >>
<< Benissimo, a più tardi, quando comincerete a cucinare. Adesso faccio la mia passeggiata per Baker Street, fino a parco dove comprerò il giornale: non mi sembra il caso di cambiare le mie abitudini per una cosa così “elementare”. >>
(Per tornare alla parte I) 
(app. p. I - 1 segue)

(*) 
Ricetta per le uova e pancetta
 Ingredienti• Fette Bacon
• Uova
• Olio d’oliva
• Sale
• Pepe
• Pane tostato
Preparazione:
Le fette di bacon devono essere tagliate sottili. In una padella riscaldare l’olio d’oliva e soffriggere le fette di bacon (pancetta affumicata) finché non saranno croccanti e dorate. Togliere dal fuoco e metterle da parte. In una terrina sbattete le uova con sale e pepe e cuocere nella stessa padella mescolando con un mestolo di legno creando l’effetto “strapazzato” che rappresenta l'essenza inglese di questo piatto. Servire le uova e il bacon con delle fette di pane tostato.

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