lunedì 28 aprile 2014

Delitto e cucina (IV)

Abduzione e gusto


cosa aiuta di più la mente di un detective durante un’indagine complessa,
un arancino o un bicchiere di Calvados?

 (IV)


Nel Rinascimento molti delitti, grazie ai cibi speziati e al vino "carico", si consumavano a tavola. Il veleno era molto di moda e, mentre per il pugnale si preferiva assoldare un sicario, per  somministrare il veleno si provvedeva di persona. Vuoi mettere la soddisfazione!

Il  rito del pranzo faceva parte della cultura del tempo. Se ben ricordate, è ad un sontuoso pranzo, apparecchiato nella pineta di Ravenna, che si conclude felicemente la triste storia di Nastagio degli Onesti.






« ... e a Ravenna tornati, quando tempo fu, coloro invitarono li quali Nastagio voleva, e come che dura cosa fosse il potervi menare la giovane da Nastagio amata, pur v’andò con gli altri insieme. Nastagio fece magnificamente apprestare da mangiare, e fece le tavole mettere sotto i pini d’intorno a quel luogo dove veduto aveva lo strazio della crudel donna; e fatti mettere gli uomini e le donne a tavola, sì ordinò, che appunto la giovane amata da lui fu posta a sedere dirimpetto al luogo dove doveva il fatto intervenire.

Essendo adunque già venuta l’ultima vivanda, e il romore disperato della cacciata giovane da tutti fu cominciato ad udire. Di che maravigliandosi forte ciascuno e domandando che ciò fosse, e niun sappiendol dire, levatisi tutti diritti e riguardando che ciò potesse essere, videro la dolente giovane e ‘l cavaliere e’ cani; né guari stette che essi tutti furon quivi tra loro. ... ».




Mastro Berto de' Bardi (qui ritratto dall'amico Filippino), detto Bertuccio, detctive del Rinascimento, è un fabbro evoluto. Sapeva leggere e conosceva bene questa novella di messer Boccaccio. Ma gli capitava anche di assister invitato o no a banchetti di nobili. Così racconta il suo incontro col marchese dei Malaspina alla Rocca di Massa (Nova Tempora).
« ... Antonio Alberico II marchese dei Malaspina, come ci aveva preannunciato Felipe Gonzalo, era nel giardino interno in gioiosa compagnia. Due musici con liuto e zufolo suonavano un’allegra canzone, un suo uomo, in piedi e bardato da falconiere, ingollava vino a gargarozzo. Alberico, adagiato su un basso scranno, era intento a scarnificare con vigorosi morsi un cosciotto d’agnello. Lo teneva con la mano sinistra; con la destra s’ingegnava d’insinuarsi sotto le gonne per palpare le chiappe di una serva compiacente che, più procace delle altre due, gli ronzava intorno con risolini ammiccanti. ... »




Così invece la festa della primavera del 1494. Il primo banchetto, quello benedetto dalla Chiesa e pagato, per se stessi e dei notabili (Mala Tempora).
«... i banchetti dovevano essere opulenti et interminabili. Le numerosissime vivande arrivavano ai tavoli in due ondate: "portate del sole" prima del tramonto, "portate della luna" dopo il calar del sole. In alternanza: "servizi di credenza" e"servizi di cucina". A rompere queste file lunghe e "a seguitar monotone" apparizioni improvvise di dolcetti, frutta, formaggi, carni lessate e salse varie, pasticci, selvaggine in crosta, potaggi, arrosti, insalate,pesci ben accarpionati e fritti, torte d'erbe, formaggi, e altro. Nessuno doveva trovarsi col piatto vuoto a guardare il piatto altrui. Il vino, ben due botti alte come torri di bianco Trebbiano. le paste, tagliatelle, tordelli(*), ravioli e lasagne, erano utilizzate per accompagnar gli arrosti ... »
Il secondo, quello degli artigiani e mercanti, ben più pagano davanti a un "gran foco". Così racconta Bertuccio.





« ... Il banchetto campestre era un'altra cosa: niente tavola, niente sedie e, soprattutto, niente tenda. Si stava seduti sotto le stelle. in libertà: con qualche licenza amorosa, come si conviene a carnevale. Sobrio, ad essenza e gustoso nei cibi: solo arrosti. Un giovane maiale allevato con le ghiande delle colline di Caposelvi, due capretti comprati a Mercatale e conigli, polli, oche, fagiani. Etichetta poca, le portate s,andava a prenderle direttamente sul foco, accompagnate, altra sostanziale differentia, da vino vermiglio che le donne ci versavano a volontà ...». 
Il maiale era cotto in parti. Una delle più gustose, alla brace, le costolette (*).








Venivano molto pepate, allora era spezia pregiatissima, ma anche accompagnate con rosmarino e dragoncello. Il resto veniva spiedato, o gettato su griglie molto grandi.




(*) Le ricette di Bertuccio


Tordelli magri

Ingredienti:

Zucchero

Mandorle
Uva passa
Spinaci
Acqua rosata
Pasta (Farina, Uova, Sale)
Olio
Preparazione
Piglia una libra di zuccaro, e libre tre di mandorle ambrosine, libra mezza di uva
passa, libra due di spinaci, il tutto pestato nel mortaio amalgamare il tutto con un
po' di acqua di rosa. Farai due spoglie sottili, e col bussolo farai le pastelle grandi e
piccole secondo ti piacerà, e fatti i tortelletti, li friggerai i buon olio, e imbanditi
nei piatti, ci porrai sopra oncie di zuccaro.


Costolette di maiale

Ingredienti:

Costolette di maiale

Mosto di mele
Aceto di vino
Arance
Melangole (arance amare)
Aglio
Pepe
Sale
Preparazione
Poni la schiena del maiale in addobbo per un giorno e in luogo fresco con mosto di
mela, aceto di vino, succo d'arancia, aglio en pepe.
Sgocciola e fanne brivasoli alla veneziana tagliandole costa per costa e
spolverizzale di sale e pepe ammaccato e ponile una sull'altra per un'ora e cuocile
sulla graticola a foco dolce e rigirandole, e cotte che fossero, si servirebbero con
sugo di melangole e altri sapori sopra.

Altre ricette potrete trovarle qui: http://rinascimentale.altervista.org/ Cucina Rinascimentale


 
 

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