domenica 12 giugno 2016

Turismo in noir (II)


Città italiane in noir

Un giro turistico tra le  città italiane
che hanno accolto storie gialle o noir
(II)


Milano ricca metropoli

Meno male che il viaggio non sarà lungo. Lasciamo Torino a bordo di una balilla, macchina pop ed economica che nel 1933 ha messo d'accordo la Fiat, il mercato e il Regime.





Ci aspetta Milano, la città del commissario De Vincenzi. Il commissario De Vincenzi è un poliziotto atipico, uno sbirro s'elite. Non fa il duro all’americana, non deduce come Sherlock Holmes, non è un rigoroso razionalista modello Poirot. Semplicemente indaga, con profonda umanità, come il suo collega Maigret, nel mondo variegato e cosmopolita della  Milano anni Trenta del secolo scorso.  De Angelis, l'autore, s'era proposto di scrivere romanzi polizieschi in cui le persone vivevano "secondo natura". Naturalismo verista, così  nacque il primo poliziotto del giallo all’italiana, così morì il suo autore: il regime lo accusò di rappresentare la società dell'epoca in modo troppo realistico.



Passiamo davanti al Teatro alla Scala; è mattina, ma davanti ci sono parcheggiate alcune scintillanti macchine di lusso. Sono quelle dei cantanti, c'è la prova generale, non dirige Arturo  Toscanini, costretto all'espatrio dalle aggressioni (famoso lo schiaffo a Bologna) dei fascisti, ma l'evento è importante lo stesso. Roba d'altri tempi.




Il banchiere assassinato è il primo romanzo della serie con protagonista Carlo De Vincenzi, poliziotto originale, fuori dagli schemi, riflessivo, pacato, intellettuale, musicista e poeta; non un uomo d’azione. Un uomo di testa e con la testa.
Nell’appartamento del suo vecchio amico Giannetto Aurigi è trovato il cadavere di un banchiere. Tutto congiura contro Aurigi, ma De Vincenzi sa scrutare come pochi la scena del delitto e l’animo umano.



Milano, non fa da sfondo, è il coagulo di tensioni, passioni e delitti. Anche se i personaggi, per accontentare il Regime (che, però, contento non fu) sono perlopiù stranieri è una Milano veritiera, realistica e la chiave di lettura (una vena di critica e di sarcasmo) di grande qualità stilistica. A Milano c'era già allora un gran giro di soldi e, si sa i criminali, come i pesci, si raggruppano intorno alla pastura.



Andiamo avanti, con calma, il traffico è aumentato, s'arriva in Piazza del Duomo. Non è come poco prima, lo scenario è cambiato: la Balilla s'è trasformata in una 1100 Fiat e ci sono tante Alfa Romeo. Siamo nella Milano degli anni '60, quella di Re Giorgio e del suo Duca, Duca Lamberti.



Venere privata, primo romanzo con Duca esce nel 1966. Duca Lamberti è un ex medico radiato dall'ordine colpevole di eutanasia. Condannato a tre anni di carcere quando viene finalmente scarcerato il suo amico, il commissario Càrrua gli chiede aiuto per disintossicare il figlio di un potente industriale dalla dipendenza dall'alcol. Durante le vicende Duca si troverà ad affiancare l'amico poliziotto nelle indagini sulla morte di una giovane donna.



La donna non è morta a Milano, o almeno, il cadavere viene ritrovato da un ciclista lungo la strada per  Rogoredo. Non è proprio l'Appia Antica quella strada lì! Rogoredo, desolato e squallido agglomerato di "casermoni" cresciuti come funghi intorno a un piccolo paesino.


Vicino c'è Metanopoli. Il nome è tutto un programma. A un dipresso Lambrate, paese natio della Lambretta. Nella zona vi alligna, e vive, la delinquenza comune e anche quella organizzata.


Delinquenti che, imitando i "marsigliesi" stanno diventando cattivi. Scerbanenco ce lo racconta, un paio d'anni dopo, con crudo realismo  in Milano calibro 9. Da cui il film omonimo germe del genere Poliziottesco!
Anche in Scerbanenco, come in De Angelis,  Milano non è uno sfondo. Milano è la protagonista, con le sue vie, i personaggi che la animano e abitano, gli oscuri intrecci della malavita organizzata. Milano è l’inizio e la fine di ogni paragrafo di Scerbanenco. Come nel racconto “Stazione Centrale Ammazzare Subito“, un pugno nello stomaco di poche pagine, che si svolge per intero all’interno dell'allora fastosa Stazione Centrale e che ruota attorno al commercio di diamanti. Nelle opere di Scerbanenco   ritroviamo, più cruda e incattivita, la stessa autenticità, la stessa promiscuità tra bene e male. De Angelis era forze più manicheo, nei  romanzi di Re Giorgio il bene non è mai del tutto bene e il male non è mai del tutto male.  Anche Duca Lamberti, il protagonista, compie atti che sconvolgono il lettore.
  


Altri autori (Olivieri, Genna, Bucciarelli, Riccardi, Giuttari,...), negli anni, hanno raccontato Milano, senza però l'incisività e l'acuta analisi di Scerbanenco. 


Intrigante è la rievocazione in Milano Pastis di Davide Pappalardo, della rapina dei Marsigliesi, in via Montenapoleone nel 1964. Due anni prima di Venere Privata. E' per questo che, convinti di aver visto abbastanza, la mattinapresto attraversiamo una coltre di nebbia lungo i navigli alla volta di Venezia.
 

Nessun commento:

Posta un commento