Il film giallo italiano
Storia
disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte X)
1996
"Una giovane,
Anna Manni, mentre visita il museo degli Uffizi a Firenze è colta da
inspiegabili allucinazioni alla vista dei quadri esposti e sviene. Dalla
borsetta sono scomparsi la pistola e i documenti: un giovane le paga il taxi
per l'albergo. Qui, guardano la riproduzione della Ronda di Rembrandt appesa
alla parete, Anna "entra" nel quadro e ricorda d'essere un'agente
della polizia romana incaricata di seguire le tracce di un maniaco stupratore,
divenuto anche omicida, a Firenze...".
E' l'inizio del film
La sindrome di Stendhal. E' detta anche sindrome di Firenze (città in
cui si è spesso manifestata); è una affezione psicosomatica che provoca
tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi
al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse
sono compresse in spazi limitati.
Col film, un horror psicologico con tracce di giallo, la
sindrome c'entra il giusto, ma a Dario si son perdonate tante cose, figuriamoci
se l'interprete è sua figlia Asia! Da dimenticare.
1997
Albergo Roma, diretto da Ugo Chiti, è ispirato dall'opera teatrale
Allegretto perbene.... ma non troppo
dello stesso regista.
Provincia toscana:
il macabro ritrovamento di un presunto feto umano è il fatto di cronaca che
turba la coscienza del paese in fermento per l'imminente visita del Duce. Le
indagini per scoprire il colpevole si mescolano all'arrivo in paese di un
misterioso personaggio.
Cast ben scelto di attori di teatro, tutti nella parte,
Benvenuti su tutti. Film agile e scorrevole, a tratti divertente ma non
apprezzato dalla critica che l'avrebbe voluto più cattivo.
Eppure, nel passare
dalla regia teatrale a quella cinematografica, Chiti mostra una notevole
abilità di impaginazione corale: ben fotografato e montato. Albergo
Roma, insieme ad un'analisi acuta della piccola borghesia della provincia, sfodera perfino qualche raffinata intuizione visiva, come quel
prete con la mantella nera gonfiata dal vento che s'inerpica per il paesino,
simile a un'ombra minacciosa. Intonata al tono tra il grottesco e l'amaro la
prova dell'assortita compagnia di interpreti: che si vuole di più?
Intanto Carlo
Lucarelli torna al top delle classifiche: il cinema se ne accorge.
1999
I
produttori affidano la regia di Almost Blue, un thriller a
due passi dall'horror ad Alex Infascelli. Riduzione
fedele dall'omonimo romanzo viene presentato
alla Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes.
Al suo esordio nella regia di un lungometraggio
cinematografico, Infascelli ottiene gli unanimi riconoscimenti dei maggiori
premi cinematografici italiani come miglior regista esordiente dell'anno. Non
ho mai capito perché.
2002
Un terribile nano malefico
è L'imbalsamatore.
Piccolo, ferino e terrificante. Fa davvero paura o, come minimo, genere inquietudine
e tensione.
Un discreto film che, non si capisce perché, è
riconosciuto come d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il
cinema del Ministero dei Beni Culturale. Il film
si limita a riprendere una vicenda di cronaca nera romana, quella del del "Nano
di Termini" Domenico Semeraro, un tassidermista omosessuale ucciso dal
suo protégé, Armando Lovaglio, nel '90.
L'intento di Garrone è stato quello di raccontare la
storia di un uomo brutto, nanismo a parte, che ricerca la bellezza inseguendo
un amore impossibile verso un ragazzo giovane e bello.
Ne risulta un ottimo noir, che supera
le specificità dei personaggi per darci un quadro universale di desolazione individuale
e sociale. Un film da rivedere e su cui riflettere, un buon inizio per il nuovo millennio.
FINE
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