mercoledì 25 gennaio 2017

Turismo in noir (08)


Città italiane in noir

Un giro turistico tra le  città italiane
che hanno accolto storie gialle o noir
(0 - 8)
Ma prima un giro per il mondo occidentale


Barcellona.

La macchina del tempo ci porta al 1938. C'è un gran tumulto. Barcellona è sotto un bombardamento. Max Fridman scappa. Meglio, anche per noi, saltare subito ai giorni nostri.


Fine millennio. La Barcellona di Petra e di Pepe non è turistica. Non aspettatevi né Gaudì, né la Sagrada Familia.




Petra agisce in quartieri popolari tipo Tiburtino terzo, Pepe nelle stradine più desolate del centro storico. Parlo di Petra Delicado e di Pepe Carvalho, figli di Alicìa Bartlett e di Manuel Montalbàn.


Atterriamo nel barrio gotico. Dietro il quartiere gotico, verso nord est, ci sono dei brutti quartieri senza qualità, anonimi. Ci vive, come single all'inizio, Petra Delicado.



Petra Delicado. Appassionata, sanguigna, volitiva, tenace, acuta e belloccia. Si muove in una Barcellona poco turistica. difficile, se non impossibile, nei romanzi trovare Gaudì. Al massimi ci porta in un convento.


Il Convento delle sorelle del Cuore Immacolato a Barcellona viene violato da un ladro di reliquie che, sorpreso da un giovane frate, ne provoca la morte e fugge col corpo mummificato del Beato Asercio de Montcada.
Il caso viene affidato all'ispettrice Petra Delicado ed al suo vice Fermín Garzón ai quali vengono affiancati i due religiosi suor Domitila e frate Magì. L'unico indizio trovato nella chiesa è un bigliettino nascosto sotto al cadavere del frate con la misteriosa scritta “Cercatemi dove più non posso stare”
La vita riservata dei conventi non facilita il ritrovamento di prove e non lascia spazio a confidenze; la confusione aumenta anche a causa di presunti esperti (tra psicologi e religiosi) che propongono ipotesi spesso fantasiose. Petra sta vivendo peraltro un momento difficile perché anche il suo terzo matrimonio vacilla.
I mass media incalzano, i superiori premono ed i due investigatori si trovano inoltre a dover gestire la ricomparsa di pezzi del corpo mummificato del Beato.
Un'intuizione dell'ispettrice permette di collegare l'omicidio di una barbona al trafugamento delle spoglie e si iniziano a delineare i torbidi contorni di una tristissima vicenda umana: coinvolti la suorina Pilar e il gigante con cervello di bambino Juanito.


Il primo romanzo di Pepe Carvalho.  Qui nasce il super agente segreto gallego con licenza di uccidere, ex iscritto al Partito comunista spagnolo e ora membro della Cia. Ma le sorprese non si esauriscono qui. Ci troviamo immersi in un romanzo quasi sperimentale, molto visionario, certamente scatenato. Montalbán guarda con fiera nostalgia a quest'opera in cui John Kennedy è appena diventato presidente e il suo clan vive nel cosiddetto Palazzo delle Sette Galassie, una meraviglia architettonica sospesa fra le nubi sopra la Casa Bianca, dove si collezionano celebrità. Una metafora della Sagrada Familia.


Ho ammazzato J.F. Kennedy, è stato scritto nel 1970, quando il sogno impossibile per molti era quello di ammazzare il generale Franco (per vederlo davvero morto ci volle un anno), invece di Kennedy, e con il suo anticonformismo e la sua capacità di trasmettere valori e memoria storica in racconti di avventura ha inaugurato una stagione di libertà per scrittura e lettura.




Non bisogna dimenticarsi di Biscuter (José Plegamans Betriu), aiutante e cuoco di Carvalho. Si conobbero nel carcere di Lleida in cui Pepe era detenuto per motivi politici mentre Biscuter come ladro di auto (da qui il nomignolo visto che Biscuter era il nome di una utilitaria molto diffusa in Spagna negli anni '50). Si rincontrano nel '77 quando Biscuter, senza averlo riconosciuto, chiede 25 pesetas a Carvalho. È l'inizio di una collaborazione che durerà per molti anni: Pepe fa il detective e Biscuter il segretario e cuoco per aiutarlo in seguito anche nelle investigazioni. Ma sarebbe errato pensare che si tratti di una coppia assimilabile a Holmes-Watson (oppure a Poirot-Hasting). Biscuter non è l'utile idiota che serve all'investigatore per svelare ai lettori i percorsi mentali dell'investigatore o per fungere da cronista (del resto i romanzi di Vázquez Montalbán nulla hanno a che fare con quelli di Arthur Conan Doyle o Agatha Christie).

Biscuter rimane spesso al margine dei casi ma è una figura sempre presente che suscita un'immediata simpatia nel lettore. Memorabili le sue peregrinazioni nei mercati e nelle botteghe di Barcellona alla ricerca delle materie prime dei piatti che cucina e sottopone all'insindacabile giudizio di Carvalho.




Ora basta: si va in Italia. Di città in noir  ce ne sarebbero altre, anche più esotiche (ad esempio Istanbul o Macao), ci sarebbe Monaco di Baviera o Stoccolma, ma credo che come "promemoria" bastino. Mi interessa invece andare a vedere in che città sono impegnati a indagare i detective italiani. Certo non si tratta di megalopoli come quelle elencate, ma troveremo fatti e curiosità interessanti.
Cominceremo da Torino. Sulla cartina potete vedere tutto il percorso.  Alla prossima.
 

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