Delitti seriali
Vittoriani e no
(III)
Facciamo una pausa di riflessione sul noir. Anche ai tempi della Regina Vittoria le storie di efferati assassini volevano tracciare un quadro della società del tempo. Ovviamente solleticavano la morbosità del lettore. In questo clima di morboso interesse per i delitti trucidi in serie, nasceva il
Cavaliere Auguste Dupin, l'archetipo, il padre, dei detective logici, coloro che svolgevano
indagini usando il ragionamento logico deduttivo. A tutti gli effetti il babbo
di Sherlock Holmes e il nonno di Hercule Poirot. Vi offro una chiave di lettura del tutto nuova: fatene "tessooro"! E.A. Poe era accanito lettore di cronaca nera, e seguiva, senza perdere puntata, i casi che già abbiamo raccontato. Era anche un geniale "Bastian Contrario". S'inventa così il racconto, logicamente paradossale, de I delitti della Rue Morgue. Per renderli anche ironicamente irrisori, verso la polizia e il pubblico, gli occorreva un investigatore eccelso.
Auguste
Dupin (1841 - I delitti della Rue Morgue)
Auguste
Dupin è un francese, povero e triste, ma è anche cavaliere (pure nell'animo,
nobile). Ha acuta intelligenza e ingegno
fertile: capace dunque di risolvere i
più intricati misteri. L'ingegno di Dupin, come avverte il suo creatore, è di
carattere puramente analitico e il suo
ragionamento ha stile matematico: deduzione, induzione e abduzione (ma ancora
non era stata definita!) si alternano al senso preciso dell'osservazione. Il
cavaliere è capace di destreggiarsi con grande abilità anche laddove la polizia
non riesce a trovare soluzioni. Lavora solo per
passione: non riscuote parcelle per le sue indagini!
Il
ragionamento di Dupin è, lo diranno dopo, scientifico. Non gli
manca però il senso dello humor, con un leggero filo di malinconia capace di
sorridere di fronte alla cecità
umana. E' questo tratto che va tenuto presente se lo vogliamo ricordare come uomo del suo tempo.
Il
contributo di Dupin è quel tocco di umanità in un mondo abbruttito dal delitto,
anche il più feroce che
un essere umano possa commettere. Nessuno, alla scoperta dei delitti di Rue Morgue, ha dubbi: si tratta di un assassino umano! Se ci pensate è molto inquietante... "a che punto siamo arrivati, se lo scempio di un orango può, ormai, essere assimilato a un delitto umano?". Grande fu l'eco nei quotidiani e anche in letteratura e teatro. Qui ho riportato alcune immagini di locandine o copertine.
Nel racconto
"I delitti della Rue Morgue", Poe concede al suo personaggio tutti
quei procedimenti capaci di eliminare tutte le possibilità ritenute a torto
valide, in modo che la soluzione proposta, per quanto incredibile, non può
essere che quella esatta.
L'esame delle finestre da cui è entrato e uscito l'assassino è un vero segno di bravura in cui
si chiarisce la superiorità del poliziotto dilettante, su fatti e cose,
rispetto alla polizia ufficiale.
Nei disegni si insiste sui particolari macabri.
Appare nel racconto di Poe, per la prima volta, lo schema narrativo di un mistero composto da un delitto
e risolto attraverso un procedimento intellettivo. Il delitto è tlmente assurdo che la soluzione del mistero (semplice a posteriori) fa risaltare l'acume di Dupin.
Da
dimenticare gli adattamenti cinematografici, anche quello con Bela Lugosi.
Auguste
Dupin, però prende subito tutta la scena, vince sui fatti. Il detective dilettante, ma accorato, è l'eroe di un genere per quei tempi assolutamente nuovo.
Egli, più che un personaggio è un simbolo e il suo antagonista non è tanto il criminale quanto il
mistero. In ultima analisi è l'archetipo di tutti i detective. E' tanto intelligente che zio Edgar si stanza presto del nipote, forse non sapeva che oltre oceano aveva iniziato a indagare un certo Sherlock!!!
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