martedì 15 settembre 2015

En attendant Sarzana (II)


En attendant Sarzana
In attesa di incontrare gli amici di Sarzana nella splendida Sala Consiliare ho il piacere di pubblicare in anteprima (sarà distribuita ai presenti il 9 ottobre) questa recensione di Carmen Claps. Confesso che vi ho trovato osservazioni e focus di cui neanche io, l'autore, avevo consapevolezza.
Recensione a
Il Verso della Civetta
di Oscar Montani
a cura di
Carmen Claps
parte II



Idamo
Romanzo corale, come, del resto, è tipico di Oscar e questo è naturale: se le sue opere devono essere il ritratto di un’’epoca, devono necessariamente presentarci un campionario delle persone che la vivono. Al riguardo, “Il verso della civetta” mi ha ricordato tanto, e leggendo capirete perché, alcuni capolavori del cinema, diversissima fra loro, ma perfetti per offrirci il ritratto di un periodo; penso ad Amarcord e anche a L’albero degli zoccoli.


Partiamo dal protagonista, Idamo Butini. Gli affezionati, i conoscitori di Oscar lo amano già. Del resto una seconda avventura investigativa ed umana serve al lettore per seguire l’evoluzione e i cambiamenti di un personaggio dal punto di vista fisico, intellettuale, ecc. “La ragazza dello scambio” ci mostra la progressiva presa di coscienza della realtà e la conseguente decisione di schierarsi decisamente con l’opposizione al regime fascista. Ora, pochi anni dopo, il nostro si conferma nel suo atteggiamento tormentato (lato del resto comune, anche se per motivi diversi, anche agli altri due detective di oscar, Corto e Bertuccio). Notiamo che sia al momento in cui si verificano i fatti sia al momento in cui li racconta, per definirsi Idamo usa aggettivi davvero poco consolanti e rassicuranti, che compaiono già fin dalle primissime pagine a sgombrare subito il campo da ogni possibile equivoco: depresso, frustrato, disilluso, deluso. Idamo indaga qui per la sua passione congenita e indotta (sappiamo che zia Ida da piccino invece delle favole gli leggeva le avventure di Sherlock Holmes) e anche per obblighi di riconoscenza. Come Bertuccio e Corto, ha un gruppo di amici fidati, ma, l’avevamo già visto ne “La ragazza dello scambio”, per quanto riguarda l’atto investigativo, per lui la situazione è diversa. Infatti vediamo Corto e Bertuccio che indagano in equipe di nascosto, che affidano ad ognuno degli amici incarichi particolari e specifici a seconda delle loro inclinazioni e delle loro capacità. Idamo, invece, ha un rapporto strettissimo, di grande fiducia e stima, col maresciallo dei carabinieri Cosentino. Quindi non ha bisogno di sguinzagliare i suoi segugi in missioni più o meno legali. Gli amici restano comunque preziosi, indispensabili per confidarsi, per sfogarsi, per cercare di capire, tanto è vero che qui proprio un amico con le sue intuizioni regala ad Idamo la dritta necessaria per dare una svolta decisiva alle indagini.
Zia Ida
Accanto a lui, naturalmente, c’è ancora zia Ida, più attiva, più razionale, più decisa, più concreta che mai: per fortuna è sempre la stessa, anzi, se possibile, ancora più tosta perché più consapevole della situazione e quindi più arrabbiata.


Zia Ida è il tipo che non accetta di perdere, nemmeno a briscola, non ha paura di niente e di nessuno, o almeno, quando è il momento, cerca di dare questa sensazione a chi le sta vicino infondendo così coraggio, ottimismo e sicurezza. Continua a tenere ben lucida e oliata la sua vecchia pistola in modo da averla pronta in caso di bisogno e meno male. . Si conferma di un’intelligenza sottile, ma anche pratica e concreta, non si perde in astruse elucubrazioni, coglie sempre il nocciolo del problema e si mette subito in moto per risolverlo. Grazie alla sua insaziabile curiosità raccoglie in giro per strade e negozi informazioni preziose per le indagini del nipote. Idamo acutamente osserva: “quando dava ordini riprendeva sicurezza: il fatto è che li ha pensati prima e mentre li dava, valutata la situazione, ne pensa altri che tiene in serbo” (201). Inutile dire che è aperta al progresso, anche perché le novità tecnologiche fanno tanto status symbol. Per questo praticamente obbliga il nipote a far installare un apparecchio telefonico; naturalmente risponde sempre e solo lei, regolando il volume della voce in base alla distanza da cui proviene la chiamata. Ha imparato aa guidare l’automobile (cosa che si rivelerà utilissima) e lo fa equipaggiata di tutto punto con mezzi guanti di nappa traforata e scarpe basse.




Ha una guida estremamente disinvolta e sportiva ma altrettanto concentrata: si distrae solo quando ode notizie clamorose o quando riflette prima di una delle sue intuizioni geniali. E’ una istriona; imperdibili i suoi ingressi in scena, sempre a sorpresa, sempre al momento clou, come una vera prima attrice sul palcoscenico. Altrettanto incisive le sue uscite di scena, talora in atteggiamento indispettito, per esempio quando non riesce a sapere qualcosa, lei che vuole sapere tutto di tutti; a volte cogitabondo, a volte frettoloso e falsamente indaffarato, salvo girarsi di scatto per uscire con una delle sue, una sentenza, un suggerimento, un’intuizione incredibile, una domanda chiave che ti inchioda, un po’ tipo tenente Colombo. Nei confronti di Idamo è la vice madre, lo sappiamo, un affetto un po’ soffocante, come se il nipote non fosse adulto, intelligente, responsabile. Si diverte un mondo quando può anticiparlo nelle indagini (è un aiuto impagabile) e quando è proprio irritata perché lui non arriva a qualche conclusione ovvia o le tiene nascosto qualcosa, non gli risparmia, neppure in pubblico gli odiatissimi vezzeggiativi Nanni o peggio Idamino. E’ insomma un personaggio titanico, che Oscar rende a tutto tondo nelle sue molteplici sfaccettature, drammatiche, ironiche, comiche. Nel mio film impossibile la vedrei interpretata da una delle nostre grandissime attrici, ne abbiamo avute tante: da Dina Galli a Wanda Capodaglio a Paola Borboni a Anna Magnani. Per voi è una scelta abbastanza ampia? Già che siamo in tema, per Idamo scritturerei Marcello Mastroianni.

Lisa
Due parole, solo due, per Lisa, la candidata moglie, candidata da zia Ida, di Idamo, maestra elementare, patita di bicicletta, attivista fin troppo attiva in parrocchia. “La ragazza dello scambio” si era concluso con un contrasto piuttosto duro fra Idamo e Lisa per la scelta politica di lui e per l’acquiescenza, diciamo pure il consenso della ragazza nei confronti del regime e dell’istituzione chiesa. In questo romanzo, dopo un graduale riavvicinamento Lisa ci regala una sorpresa clamorosa che lascia spiazzato lo stesso Idamo: ulteriore conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, che nulla è come sembra.

Prospero
E’ un bambino di nove anni, è il folletto della vicenda e mi spiego subito. Fa il suo ingresso in scena saltando fuori dalla famosa edicola di ghisa verde, il luogo dove sarà perpetrato quell’efferato delitto; poi riappare emergendo nell’oscurità in un ambiente quasi magico, proprio tipico di elfi e gnomi. Ha solo nove anni, ripeto, ma ha la saggezza, l’intelligenza, la concretezza, il desiderio di sapere di un adulto. Tutto questo perché è un lettore appassionato: l’edicolante, come compenso per i suoi piccoli servizi, gli concede di sfogliare gratuitamente i giornali per ragazzi. Qui troviamo l’elogio più grande, più bello, meno banale, meno sdolcinato che possa essere fatto alla lettura. Prospero viene definito da Idamo “protosocialista”, perché ha la scuola dello zio Ferruccio che lo indottrina, forse in maniera esagerata e senz’altro senza offrirgli troppe motivazioni, in tal senso. Il ragazzino è importante perché è colui che imprime un sostanziale cambio di ritmo alla vicenda. Infatti, fino a un certo momento, fino a un evento di cui lui è protagonista, l’atmosfera è in stallo, sulle tre morti si fanno ipotesi più o meno fantasiose, tutti brancolano nel buio di quell’inizio di estate così assolata; poi, andate aa leggere come il nostro folletto scompare e ciò dà un’accelerata definitiva alla vicenda: tutto corre, anzi precipita verso lo scioglimento.


Tenerissimo e realistico il fatto che proprio in quei momenti drammatici Prospero rimanga bambino, nonostante la sua sorprendente maturità: vi anticipo che, per superare il terrore di quei momenti, si aggrapperà ad un ancora di salvezza, anzi a due, due coperte di Linus: prima un lenzuolo che si tira spasmodicamente fino a coprire tutto il suo esile corpo per non essere visto e per non vedere, poi un sacco da bucato nel quale nasconde oggetti rassicuranti.

Le forze dell’ordine
Solo di sfuggita i due carabinieri, il maresciallo Cosentino e il brigadiere Caputo. Cosentino si conferma in tutta la sua riservatezza piemontese e si conferma un segugio di prima scelta: è di mente razionale, agile e aperta.
Caputo sarebbe un personaggio piuttosto difficile da realizzare, perché in mano a una altro autore potrebbe diventare, con i suoi serissimi problemi nei confronti del vocabolario, una ridicola macchietta da avanspettacolo. Invece Oscar evita a meraviglia tutto questo e vedrete che uno che scambia il menagramo con il melograno, in realtà, è una mente fina, profetica e intuitiva.

Carmen Claps





 

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