martedì 12 luglio 2016

Turismo in noir (IX)


Città italiane in noir

Un giro turistico tra le  città italiane
che hanno accolto storie gialle o noir
(IX)

Bari, città borghese dall'animo mutevolmente nero

Continuando il nostro grand tour   letterario in noir, attraverseremo ora una città "pocoitaliana" (levantina e di antiche origini greche) in perpetua rivoluzione culturale da ormai più di quattro lustri, forse da sempre. Ligia al paradosso di Achille e la tartaruga, si muove, o tenta di muoversi da ferma questa città perla di un profondo sud arcaico e tinto di ruggine, alle prese con una modernità frettolosa, ma anche criminale.
Quando si percorre  il lungomare che lambisce l'Adriatico (la sera è molto scuro, quasi nero)  si percepisce un  mare arrabbiato e inquieto, come un adolescente del sud che in quel sud lì non vuole più restare. E' l'anima inquieta, combattuta e noir della città che risciacqua le sue memorie.


Per Bari e la sua bellezza ambigua vale la pena di spendere milioni di parole, chilometri di parole, magari scritte in noir di china. C'è una generazione  di giovani scrittori che cerca di emergere.  Sono ben capitanati (Capitan Gianrico ducet!), nuovi e inquieti, cresciuti sull'Adriatico bagno dopo bagno assaporando sale amaro, ma ancora stentano. Per forza, il loro capitano è più oltre, ormai. Ha un altro passo e un'altra grinta. Ha subito capito l'anima perversa di Bari; ha subito carpito, conoscendola e amandola già, la prepotente forza narrativa, di palcoscenico letterario privilegiato, perché Bari è letteratura a ogni angolo. In ogni ombra c'è una storia.



Parlo di Gianrico Carofiglio. Un viaggio tra le sue pagine  ci fa attraversare e conoscere la sua città, sezionandola con l’occhio dei suoi personaggi e del suo ormai celebre avvocato Guido Guerrieri. Certo Guido non è Duca Lamberti e la penna di Carofiglio, ahimé, non è quella di Scerbanenco, ma i romanzi sono potabili, basta non chiedere troppo.



Lui c'è cresciuto prima degli altri, lo si sente, ha lo sguardo familiare ("imparato") di chi attraversa le strade della città per infilarsi nei vicoli della vecchia Bari alla ricerca di "erba", di un amore mercenario o semplicemente di un ricordo. Ma spesso solo per trovare dei motivi (o ragioni giuste) per restare, per non andare via da quel mare e da quei palazzi e da quel lungomare e dalle luci dei suoi santi. E così scopriamo quanto Carofiglio, e insieme a lui altri giovani scrittori contemporanei, stiano costruendo con scrupolo e passione quella letteratura noir che parli delle ombre e delle luci di quel mare.




Torniamo all'avvocato Guerrieri, protagonista di vari noir di Carofiglio. Testimone inconsapevole,  Ad occhi chiusi, Ragionevoli dubbi ... Lo scrittore barese è pure magistrato e anche politico. Dopo la parentesi del fortunatissimo romanzo Il passato è una terra straniera, vincitore di numerosi riconoscimenti letterari (tra cui il Premio Bancarella 2005), ha ripreso la serie delle vicende investigative del personaggio che ha segnato la sua conversione alla scrittura: Guido Guerrieri, un uomo comune, un eroe "umano" pieno di dubbi e incertezze, un detective insolito che indaga tra i segreti dei quartieri e dei vicoli di Bari, indugiando volentieri alla malinconia e a una salutare e sottile autoironia.
Guerrieri, per un motivo o per l'altro vive sempre giorni difficili: con Margherita, la sua compagna, con il lavoro, e a volte, ahimè, con il congiuntivo, su cui il magistrato suo autore ha ancora qualche lacuna. Nonostante questo sa condurre le sue indagini forensi e risolve in leggerezza. Meno male che alla fine il poco che resta è soprattutto Bari. Sì, sono convinto che la descrizione "sentita e vissuta" della città sia la parte migliore dei romanzi del magistrato che, pur con successo, si è improvvisato scrittore.
Carofiglio scrive e spiega "L' età della adolescenza è un tempo complicato ..." sì Bari è una città in cui l' educazione degli adolescenti sembra avere un ostacolo in più, "ma è un ostacolo che rende il suo possibile oltrepassare, un' impresa formativa, l'evoluzione possibile di una città che affonda il suo presente e il passato in luoghi oscuri, ma che fa più forti e robusti i suoi eroi". Ciò che non t'ammazza t'ingrassa! Non è un pensiero di Nietzsche ed è anche disperatamente melanconico, aggiungo io.


Nicola Lagioia, che poi tanto giovane non è, traccia una strada parallela. Coi congiuntivi sa giostrarsi molto meglio, in modo rigoroso e ligio ai dettami dell'Accademia della Crusca. L'hanno capito anche i giudici del premio Strega. La ferocia, il suo primo romanzo noir, mostra una Bari ancor più oscura, anzi nera. Mi sembra meno genuina di quella di Carofiglio, ma la prosa è di ben altro livello.
In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. (Un inizio alla Mike Spillane: Un bacio e una pistola). A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di palazzinari locali. Il seguito è un percorso agli inferi...



Dopo gli umori melanconici di Carofiglio e l'asprezza cupa di Lagioia, torniamo, con La circonferenza delle arance, alla luce di un sole radioso. Le visioni di Gabriella Genisi sono di un noir luminoso, sarà per colpa di Lolì.  Un commissario di polizia così a Bari non se l'erano mai nemmeno immaginato: Lolita Lobosco, detta Lolì, 36 anni, occhi sempre accesi, lunghi capelli corvini e una quinta di reggiseno, invadente e avvolgente, che negli uomini evoca la pienezza dei frutti mediterranei.
Se avesse paura delle maldicenze di colleghi e notabili, non avrebbe certo scelto di fare il poliziotto. E invece ha deciso di seguire con spavalderia la propria vocazione: combattere le prepotenze, riportare l'ordine nella vita degli altri, farsi rispettare dai maschi senza rinunciare a nessuna delle vanità del proprio sesso.
Se l'autrice  avesse avuto paura del ridicolo la serie si sarebbe fermata alle arance.  E' passata invece alle ciliegie e, si sa, una ciliegia tira l'altra. Pure con l'uva (noir ovviamente) ha avuto successo. Come avrete capito si tratta di un personaggio costruito a tavolino, dopo aver rivisto più volte in dvd Quo vadis Baby?, finto (forse lo sono anche le sue "bocce" o arance?) e molto meno credibile di Guarneri o dei tipi cupi descritti da Lagioia. Anche Bari è da cartolina, di quelle colorate anni '50, il che è anche peggio!




Non voglio scoprire altri talenti potenziali. Per concludere ricordo (ma solo per il titolo conforme al tema) Bari Noir di Roberto Recchimurzo. Il suo detective Remur è una specie di Fred Buscaglione e Bari, dipinta di rosso e nero una specie di periferia di Sin City. "Eri piccolo, piccolo e ... lo resterai"! Da dimenticare. Ora muoviamoci che ci aspetta la Sicilia.

 

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